Fano – (Giulia Vannoni)
Pier Luigi Pizzi è reduce dal successo ottenuto a Fano in occasione del festival barocco “A vagheggiar Orfeo” dove ha firmato ben due allestimenti, Gli amori d’Apollo e di Dafne di Francesco Cavalli, per il quale ha realizzato una splendida macchina scenica, e l’Orfeo di Antonio Sartorio, un’opera piena d’ironia sottolineata da Pizzi soprattutto attraverso i costumi. Tra i più famosi uomini di teatro italiani, largamente noto anche in campo internazionale, ha legato il suo nome prima come autore di scene e costumi, poi come regista, ad allestimenti per i più importanti teatri e festival. Ed è appena andata in scena alla Scala una ripresa della memorabile Armide di Gluck con cui era stata inaugurata la stagione 1996/97 del più blasonato ente lirico italiano. Pier Luigi Pizzi è un esperto di problematiche inerenti il restauro teatrale, non solo per la sua attività di scenografo e regista, ma anche per esperienza diretta.
Sa che a Rimini esiste una polemica, in merito al teatro Galli, tra fautori della ricostruzione filologica e sostenitori di una revisione moderna. Cosa pensa in proposito?
“Ne sono al corrente. Io sono favorevole al cento per cento alle ricostruzioni originali dei teatri, purché naturalmente esistano i presupposti per poterlo fare, ritengo che questa rappresenti sempre la strada giusta. Nel caso di Rimini, visto che esistono tutti i disegni dell’architetto Poletti, è opportuna una edificazione aderente all’originale. I teatri in passato venivano progettati con criteri molto particolari, tenendo conto delle esigenze del tipo di spettacolo per il quale erano nati, impossibili da riprodurre adesso”.
Una ricostruzione filologica non sarebbe limitativa dal punto di vista delle possibilità tecniche nel caso do allestimenti di spettacoli modernamente concepiti?
“E’ evidente che sulla ricostruzione vada innestato il discorso dell’aggiornamento tecnologico, soprattutto per quanto riguarda il palcoscenico e i servizi per la realizzazione degli spettacoli. Ma questo è un altro discorso che non ha niente a vedere con le caratteristiche della sala e delle condizioni di ascolto del pubblico. Per esse va recuperare la situazione originale”.
Non sarebbe un falso storico basarsi esclusivamente sui disegni del Poletti, visto che a Rimini è rimasto ben poco della parte muraria originale?
“Per carità, allora il mondo sarebbe pieno di falsi storici, perché ci sono tanti teatri danneggiati dalla guerra o bruciati negli incendi che invece hanno ritrovato il loro splendore attraverso ricostruzioni molto fedeli, senza scandalo di nessuno”.
Lei ha già effettuato un’operazione di questo genere sul Teatro Dovizi di Bibbiena: come giudica i risultati del suo lavoro?
“Mi sembrano piuttosto soddisfacenti. Abbiamo restituito alla scena un teatro che non esisteva più, era stato trasformato in un cinema, ultimamente poi era in totale abbandono. Gli abbiamo ridato un decoro e una qualità che aveva completamente perduto. Ma la cosa più importante è che risulta perfettamente funzionale dal punto di vista tecnico ed è possibile rappresentare qualsiasi tipo di spettacolo”.
Cosa pensa del Teatro della Fortuna di Fano che ospita il festival barocco e rappresenta quasi il gemello del nostro Galli, appena un po’ più piccolo?
“E’ bellissimo, magari ce ne fossero di teatri di questo tipo; sono molto contento di lavorarci. Nonostante ci sia un piccolo palcoscenico, è comunque un teatro in grado di ospitare qualsiasi spettacolo: naturalmente basta progettare allestimenti adatti e con una scenografia avveduta si riesce a organizzare lo spazio in modo conveniente”.
[Intervista di Giulia Vannoni a Pier Luigi Pizzi, La Voce di Rimini, 11 giugno 1999].