Il Resto del Carlino: "Ben 143 progetti" [19.11.1985]
- Articolo pubblicato in Archivio stampa dal 1981
[…] Vorrei ricordare quanto sta accadendo a Rimini. Qui il Teatro Comunale, costruito tra il 1843 e il 1857 su progetto di Luigi Poletti, fu gravemente danneggiato da un bombardamento nel dicembre 1943: crollò il tetto della sala e del palcoscenico, mentre rimase intatto l’avancorpo monumentale. Il saccheggio di materiali e arredi nel dopoguerra fu seguito dalla demolizione di strutture praticamente illese, come gli ordini dei palchi e buona parte dei muri laterali; nel 1959 platea e palcoscenico vennero ricoperti da un capannone per esposizioni fieristiche, attualmente vi è ospitata una palestra. Nel 1975 è stato egregiamente restaurato l’avancorpo dell’edificio (che è tutt’altro che spregevole), ma in tempi più recenti il Comune è tornato sulla proposta non di ricostruire l’interno, bensì di bandire un Concorso per una progettazione moderna, del tutto indifferente a quanto resta del vecchio edificio. Il Concorso, a quanto pare, sarà bandito nel prossimo mese di maggio; un altro concorso promosso nel 1955 dalla locale Cassa di Risparmio, non approdò a nulla.
Ora accade che dell’edificio del Poletti esistono i progetti originali, compresi alcuni splendidi acquarelli, il piano esecutivo, molto dettagliato, e centinaia di lettere con indicazioni e prescrizioni dell’architetto stesso. Sarebbe dunque il caso di procedere a una perfetta ricostruzione, conferendo a questa un carattere sperimentale di restauro modello: è quanto si sente chiedere da moltissimi cittadini di Rimini, una città che come poche altre ha sofferto per la guerra, e che poi è stata incredibilmente sconciata dal baccanale di ignoranza edilizia e urbanistica che imperversò in Italia negli anni della ricostruzione e del miracolo.
Ogni avanzo monumentale andrebbe, in una rovina del genere, attentamente protetto e restaurato, specie poi un edificio di grado assai nobile come il Teatro del Poletti. Tuttavia (ma forse è una mia impressione personale) a Rimini si avverte la medesima situazione che oggi caratterizza altre città minori della Penisola: una situazione che interessa la gran parte dei cittadini, divenuti più sensibili alle questioni urbanistiche, ai problemi della cultura, alla salvaguardia dell’aspetto fisico dei centri urbani, ma che, all’opposto, non pare aver provocato nelle forze politiche e in certi ambienti intellettuali un qualsiasi mutamento, come se si potesse ancor oggi imporre i progetti più insensati a un uditorio che di quel tipo di aperture è più che stanco.
Federico Zeri
[Federico Zeri, Per Verdi sfrattato, La Stampa (20 marzo 1985)].
Teatro A.Galli: polemiche sul concorso d’idee
“SPRECO DI DENARO E PERDITA DI TEMPO”
Nove ragioni per ricostruirlo com’era…
Caro Direttore,
in seguito all’articolo apparso sul Ponte del 24 febbraio 1985 intendiamo informare i lettori sulla questione del teatro Galli. A nostro avviso il “Concorso di idee” per la progettazione del teatro e l’assetto di piazza Malatesta, approvato dal Consiglio Comunale, ma non ancora bandito è, per quanto riguarda il teatro, uno spreco di denaro (alcune centinaia di milioni) e una perdita di tempo prezioso. La nostra opinione è di completare la parte distrutta dell’edificio come era prima della guerra, ipotesi completamente avversata dall’Amministrazione Comunale. Esponiamo ora le motivazioni principali che avvalorano chiaramente questa proposta:
1) l’architetto Luigi Poletti, autore del teatro Comunale, era uno dei maggiori architetti dell’Ottocento italiano, infatti oltre al teatro di Rimini, progettò numerosissimi edifici fra cui la Basilica di S.Paolo fuori le mura a Roma, varie chiese e palazzi in Umbria, Marche e Romagna, i teatri di Terni e di Fano. Nel campo dell’architettura teatrale possedeva una conoscenza di livello europeo e introdusse ed estetiche notevolissime di cui esiste una ricchissima documentazione che forniremo in altra occasione.
2) L’Istituto dei Beni Culturali dell’Emilia Romagna si è espresso nettamente a favore della ricostruzione del teatro dov’era e com’era, operazione che appoggerebbe finanziariamente, ed è contrario ad operazioni di altro genere.
3) E’ Possibile reperire tutto il materiale necessario per una ricostruzione fedelissima come era prima della guerra. Infatti esistono i progetti originali corredati da disegni e particolari architettonici e decorativi, il piano esecutivo con dettagliate indicazioni sui materiali e le misure prescritte dall’architetto; fotografie degli anni ’30 ecc.
4) L’importantissimo valore storico dell’edificio, inaugurato da Giuseppe Verdi, a cui fece seguito un’attività artistica molteplice e di alto livello. Il teatro Comunale divenne quel fulcro della vita culturale cittadina di cui oggi si sente più che mai la mancanza.
5) Eccezionale funzionalità e capienza (circa 1.100 spettatori) acustica, vastità di palcoscenico da consentire qualsiasi allestimento (prosa, concerti, opera, balletti) a livello dei maggiori teatri nazionali.
6) Enorme valore estetico dell’edificio ricco di novità formali e strutturali che lo rendevano uno dei più bei teatri neoclassici.
7) Maggiori possibilità di finanziamenti sia da parte di Enti Pubblici che da Associazioni culturali e Artistiche Nazionali e Internazionali.
8) Esistenza di tutto l’avancorpo dell’edificio costituito dagli atrii, scale, varie sale e servizi e parte dei muri laterali che ne costituiscono il perimetro.
9) Tempi brevi dell’intera operazione, evitando concorsi inutili con conseguenti lungaggini burocratiche e possibilità di avviare rapidamente i lavori.
Non vorremmo che si ripetesse l’assurda situazione del teatro Carlo Felice di Genova, descritto su queste pagine dall’assessore all’Urbanistica Cevoli per ricostruito dov’era e com’era, ma in realtà, in seguito ad analogo Concorso, soltanto riprogettato in maniera del tutto diversa dall’originale e mai ricostruito per le feroci polemiche sulla scelta del progetto vincitore.
Invece sono di questi giorni esempi di restauri considerevoli condotti con successo sui teatri di Lugo e di Fano per non parlare di complete riedificazioni dei teatri di Berlino, Monaco, Varsavia ecc., sino a quelle recentissime di Francoforte e Dresda (inaugurato il 13 febbraio 1985) ben più danneggiati del nostro e ricostruiti com’erano.
Pertanto riteniamo che si debba evitare il concorso e ciò è ancora possibile con un intervento deciso della cittadinanza a favore della ricostruzione del proprio teatro che ha svolto e può svolgere un ruolo importante nella storia e nella cultura riminese.
Attilio Giovagnoli, Marco Cingolani, Paolo Giovagnoli
[Il Ponte, (settimanale), 31 marzo 1985]