1997


Rimini città d'arte scrive al ministro Walter Veltroni "Signor Ministro adesso basta!" [8.10.1997]

 

L’Associazione “Rimini città d’arte” scrive a Walter Veltroni, Ministro dei Beni Culturali.

SIGNOR MINISTRO, RIMINI HA Già SUBITO LA SUA PARTE DI DISTRUZIONI. ADESSO BASTA!

Signor Ministro,

rappresentiamo l’Associazione “Rimini Città d’Arte” per la ricostruzione del Teatro comunale di Rimini com’era e dov’era, secondo il progetto realizzato dal 1843 al 1857 dall’architetto di Gregorio XVI e di Pio IX Luigi Poletti, ultimo dei grandi architetti pontifici. Il teatro comunale purtroppo è stato colpito nel bombardamento del 28 dicembre 1943 e ha perduto la sala, o pozzetto, e il palcoscenico. Sono rimaste invece intatte la facciata, le strutture dell’atrio, delle grandiose scale, la Sala Ressi, già “teatro figlio” dove attualmente si riunisce il consiglio comunale, e gran parte del primo ordine ad archi tamponati dei fianchi. Negli anni ottanta un comitato cittadino raccolse circa 10.000 firme per la ricostruzione filologica del teatro polettiano, ma l’amministrazione comunale del tempo preferì indire un concorso nazionale di idee per la ricostruzione del teatro. I vincitori di questo concorso, il gruppo di Adolfo Natalini, presentarono un primo faraonico progetto con un teatro sotterraneo profondo 15 metri, uno “spaventoso torracchione” dell’area scenica [l’espressione appartiene a uno dei giurati del concorso] e grandi ali posteriori che dovevano delimitare un’arena estiva. Le ali di questo teatro violavano fino a pochi metri dal portale Castel Sismondo, la rocca malatestiana che contiene il palazzo di Malatesta il Centenario, dove alla fine del Duecento si era consumata la tragedia di Paolo e Francesca. Per la ricostruzione quattrocentesca di questa fortificazione, la più importante di una serie di castelli che va da Bertinoro, Cesena, ad Ancona, Ascoli, su invito di Sigismondo Pandolfo Malatesta ottavo Signore di Rimini, aveva dato i disegni nel 1438 Filippo Brunelleschi. Piero della Francesca, Agostino di Duccio, Matteo de’Pasti e altri innumerevoli artisti, l’avevano ritratto dal vero; Roberto Valturio ed altri umanisti l’avevano descritta e lodata.

Esistendo un decreto ministeriale del 4 marzo 1915 di protezione dell’area di Castel Sismondo – un castello che ha strutture (la “prima rocca”) attualmente sepolte sotto piazza Malatesta – il progetto di fattibilità del nuovo teatro fu bocciato dalla Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici di Ravenna. Gli stessi architetti allora allestirono un secondo progetto, ancor una volta senza tener conto del decreto del 1915, né egli atri due decreti ministeriali aggiuntisi nel frattempo, uno del 29 ottobre 1991, per la salvaguardia della città romana Ariminum, che sarebbe stata stravolta dalla voragine di 15 metri, e uno del 29 aprile 1992, per la salvaguardia del teatro polettiano.

Leonardo Benevolo, autore dell’ultimo piano regolatore di Rimini, si era espresso pubblicamente in favore della riapertura del fossato di Castel Sismondo e contro i progetti teatrali di Natalini. Il secondo progetto di Natalini prevedeva di invadere l’area del grande fossato riaperto con una piattaforma lignea sostenuta da pilastri in cemento. Tale progetto invasivo venne bocciato dalla Soprintendenza nel 1994. Da allora il sindaco Giuseppe Chicchi si dava da fare per “far saltare” [così si è espresso e si esprime] i vincoli di protezione del castello, dell’area archeologica e delle strutture polettiane, avvicinando i notabili romani, l’onorevole Giorgio Napolitano prima, il ministro Antonio Paolucci in seguito, ma inutilmente.

TRA POLETTI E NATALINI, IL NOSTRO VOTO VA AL PRIMO

E’ da un anno che si sente parlare del terzo progetto di Adolfo Natalini che, da parte dell’amministrazione comunale, si dice in preparazione a Roma, presso il Suo Ministero, a Ravenna, presso la Soprintendenza, o a Rimini nel Museo della città. Nel frattempo è passata in Consiglio comunale la decisione di far partire e lavori del terzo progetto, che nessun consigliere ha mai visto, nella forma surrettizia di “restauro” delle strutture superstiti del teatro – insieme a scavi archeologici per verificare la consistenza del patrimonio archeologico da distruggere, Avendo notato che questo “restauro” prevedeva la collocazione di un ascensore e dei cessi del terzo teatro negli intercolunni del grandioso scalone del Poletti, abbiamo denunciato questa barbara operazione all’opinione pubblica. Il sindaco Giuseppe Chicchi, con sua lettera del 18 settembre ’97, ci comunicava di aver sospeso “l’esecuzione dell’ascensore e dei servizi igienici negli intercolunni delle scale elicoidali in attesa della definizione del progetto generale e degli spazi-cerniera tra la nuova costruzione e quella polettiana”.

Caro Ministro, ora toccherà a Lei ascoltare da Giuseppe Chicchi la richiesta di “far saltare” il terzo decreto ministeriale, quello che protegge quanto è rimasto del Teatro di Luigi Poletti, per realizzare il terzo progetto di Adolfo Natalini, che si dice sarà “largo di fianchi”; e per allargare i fianchi si dovranno distruggere le solide arcate superstiti delle pareti laterali della struttura polettiana, protette dal decreto ministeriale del 29 aprile 1992. Noi vorremmo, Signor Ministro dei Beni Culturali, che Lei mantenesse quel decreto di protezione delle strutture superstiti del teatro di Luigi Poletti e che, amichevolmente, “tirasse le orecchie” a questo sindaco che continua a cercare vie traverse e clientelari per far declassare i beni culturali della sua città, e proprio da un Ministro dei beni culturali. La preghiamo di ricordare a Giuseppe Chicchi l’esempio di Antonio Bassolino e di Massimo Cacciari. Constatato che i vari progetti di Adolfo Natalini non possono dare a Rimini un teatro, ci siamo uniti per realizzare l’Associazione “Rimini Città d’Arte” per la ricostruzione del teatro com’era e dov’era e per la salvaguardia di Castel Sismondo. Ha accettato la presidenza onoraria Renata Tebaldi e subito hanno aderito Federico Zeri, Claudio Abbado, e numerose personalità del mondo dell’arte e della cultura musicale e teatrale. Ma soprattutto ci conforta a batterci per il nostro obiettivo l’entusiasmo unanime dei riminesi, giovani e anziani, che ci fanno sentire quanto la proposta di riavere intatto il vecchio teatro stia loro a cuore, e ai quali, nel mese di ottobre, chiederemo con una sottoscrizione di pronunciarsi sul progetto di ricostruzione filologica del teatro polettiano per avere la prova formale della volontà popolare di ricostruire “quel” teatro. La nostra Associazione in futuro si batterà per la salvaguardia e la valorizzazione di tutti i beni culturali di Rimini città e provincia, convinti come siamo che il rispetto per la memorie e i valori della cultura fa parte del rispetto profondo che si deve agli esseri umani e a tutte le culture che l’umanità esprime.

Le auguriamo, Signor Ministro dei Beni Culturali, buon lavoro.

Attilio Giovagnoli, presidente, Giovanni Rimondini, vicepresidente.

Rimini 25 settembre 1997

[Chiamamicittà, 8 ottobre 1997]

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Resto del Carlino, Silvano Cardellini: Quel teatro non s'ha da fare [21.9.1997]

QUEL TEATRO NON S’HA DA FARE

Nasce un’associazione per bloccare i progetti del Comune

“Il Galli va ricostruito com’era quando lo inauguro Verdi”.

Raccolta di firme Il teatro del Poletti com’era e dov’era!!! Lo chiede una associazione appena nata, “Rimini città d’arte”, pronta a dare battaglia per fermare la ricostruzione del teatro comunale secondo il cosiddetto progetto Natalini. L’apertura del cantiere – come ha annunciato proprio nei giorni scorsi il sindaco Giuseppe Chicchi – è fissata per la primavera del ’99 ed essi faranno seguito a quelli già aperti per il consolidamento della parte vecchia del teatro prospiciente piazza Cavour.

L’Associazione neonata non ci sta. “A Venezia ricostruiscono la Fenice com’era e dov’era. A Bari, per il Petruzzelli, faranno altrettanto, non si spiega perché Rimini non debba tener conto della prevalente linea culturale del ripristino filologico del proprio teatro per sposare un’altra impostazione”, dichiara Attilio Giovagnoli, insegnante di storia dell’arte, presidente dell’Associazione che annovera Giovanni Rimondini, storico riminese, come vice. “Una impostazione, peraltro, che stravolge l’assetto di piazza Malatesta. Non a caso i progetti dello staff Natalini sono stati più volte respinti dalle Sovrintendenze perché lesivi dei vincoli che proteggono la rocca, la piazza e l’area archeologica sottostante. Di più. L’impostazione del Comune, poi, non corrisponde neppure a logiche economiche.Gli esempi di Ravenna, di Pesaro, di Ferrara danno conto di una gestione del teatro più conveniente senza il ricorso alle colossali torri sceniche previste”.

L’Associazione, che indica Renata Tebaldi come presidente onorario e che ha già l’adesione formale del maestro Claudio Abbado, dello storico dell’arte Federico Zeri, di Deanna Lenzi dell’Università di Bologna, dell’urbanista Pier Luigi Cervellati e quella, verbale, del Soprintendente di Bologna Andrea Emiliani, si appresta ad uscire allo scoperto con una campagna promozionale per la raccolta di firme a sostegno delle proprie tesi. All’osservazione che il Comune ha appena avviato i lavori di consolidamento della parte vecchia del teatro per approdare all’apertura dei cantieri veri e propri della ricostruzione nella primavera del ’99, il presidente dell’Associazione replica che “c’è ancora tempo per intervenire, per fermare”. “Del resto – spiega Giovagnoli – i progetti esecutivi devono ancora arrivare in consiglio comunale per l’approvazione”.

Secondo l’Associazione, che punta a creare un movimento d’opinione a livello nazionale per la ricostruzione del teatro com’era e dov’era, l’inaugurazione del Poletti restaurato potrebbe avvenire nel centenario della morte di Giuseppe Verdi (2001). Il maestro di Busseto scese a Rimini per inaugurare il teatro nell’estate del 1857.

La linea del “com’era e dov’era”, è stata semplicisticamente praticata a Rimini con successo dal compianto Umberto Bartolani che l’affermò, in vita, con la fontana dei quattro cavalli e, come impresa postuma, con il ritorno della statua di Giulio Cesare in piazza Tre Martiri. Nel frattempo, quella linea ebbe a tornare alla ribalta con il problema dell’ex colonia Murri. Il partito del ripristino contro quello delle ruspe. Finì, dopo anni di dibattito, con una serie di compromessi ed un cantiere ancora bloccato. Adesso è nata un’Associazione che intende applicare il “com’era e dov’era” al teatro. Si parte con una raccolta di firme. Poi, è prevedibile, scatterà l’idea del referendum. Tutt’intorno una panna montata di possibili polemiche, che hanno tutta l’aria, però, di essere tardive. La questione teatro è in piedi a Rimini dall’85 quando fu lanciato il concorso per il progetto e quando fu scartata la scelta della ricostruzione filologica. Il dibattito che mancò allora può decollare dodici anni dopo azzerando tutto per ricominciare? Ci limitiamo a chiederlo.

Silvano Cardellini

[Silvano Cardellini, Quel teatro non s'ha da fare, Il Resto del Carlino, Rimini (21 settembre 1997)].

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Teatro Galli stravolto, parte la petizione [20.9.1997]

Rimini Città d’Arte, l’Associazione nasce e denuncia

TEATRO GALLI STRAVOLTO PARTE LA PETIZIONE

Aderisce anche il Soprintendente 

 

RIMINI – Renata Tebaldi, presidente onorario. Più adesioni di Federico Zeri, Claudio Abbado, Pier Luigi Cervellati (architetto), Deanna Lenzi (docente di Storia dell’architettura all’Università di Bologna) Andrea Emiliani (Soprintendente ai Beni Artistici di Bologna).

Mercoledì [17 settembre 1997] è nata l’Associazione Rimini Città d’Arte per la ricostruzione del Teatro Galli come era e dove era e per la salvaguardia di Castel Sismondo. Chiaro l’obiettivo. Attilio Giovagnoli (il presidente) e Giovanni Rimondini (vice) chiedono che il “Galli” sia ricostruito così come concepito da Luigi Poletti nell’800. La prossima settimana inizierà la raccolta di firme. Poi l’Associazione chiederà la ricostruzione di Palazzo Lettimi. Giovagnoli e Rimondini lottano pure contro un progetto – dicono – che non esiste.

Raccontano: “Nel 1985 un concorso premiava un progetto ibrido del gruppo di architetti di Adolfo Natalini, un teatro lunghissimo, lo stesso Natalini lo definiva il teatro strizzato con uno spaventoso torracchione scenico a due ali che si protendeva fino a pochi metri dall’ingresso di Castel Sismondo, opera di Filippo Brunelleschi ed uno dei quattro maggiori monumenti di Rimini”.

Due progetti vennero bocciati a causa di vincoli che tutelano piazza Malatesta. “Malgrado queste sconfitte prevedibili, che sono costate più di un miliardo, da oltre un anno si parla di un misterioso terzo progetto che nessuno ha mai visto. Il Consiglio comunale ha approvato uno stralcio di lavori di restauro della parte storica che stravolge le antiche strutture per adattarle al nuovo misterioso teatro: si prevede di tamponare i grandiosi intercolunni delle scale ottocentesche per ricavare lo spazio dell’ascensore e dei cessi. Se Rimini vuole un teatro l’unica strada è quella della sua ricostruzione filologica. Oggi l’opera di Luigi Poletti è stata studiata e apprezzata dagli studiosi di tutta Europa”. 

[Corriere di Rimini 20 settembre 1997]

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Rimini città d'arte, "Raccolta di firme per il teatro com'era" [13.9.1997]

Ricostruzione, nasce l’Associazione Rimini citta d’arte

“TEATRO COM’ERA” RACCOLTA DI FIRME

Coinvolti Muti, Zeri, Abbado e Sgarbi

 

RIMINI. Daranno vita ad una associazione, raccoglieranno firme, urleranno finché potranno che il Teatro Galli deve essere ricostruito dov’era e com’era. Attilio Giovagnoli e Giovanni Rimondini autori dell’intervento pubblicato qui a lato) il 17 settembre costituiranno l’Associazione “Rimini città d’arte” per la ricostruzione com’era e dov’era del Teatro Galli e la salvaguardia di Castel Sismondo (presidente onorario Renata Tebaldi). “L’Associazione si rivolge a tutti i cittadini che hanno a cuore due fra i massimi monumenti di Rimini: il teatro ed il castello” spiegano i promotori.

Obiettivo? “Indurre sindaco e amministrazione comunale a procedere finalmente al ripristino filologico della sala, secondo i progetti originali del suo artefice. Il cui valore evidenziato da recenti studi e mostre è indiscutibile, tanto che la sua opera può essere considerata fra le più geniali per qualità estetiche e originalità, nella storia dell’architettura teatrale italiana dell’Ottocento”.

Disegni e fotografie sono “testimoni”. “Dicono che l’edificio del Poletti era un tutto organico, armonico, dagli atrii agli scaloni, agli ordini dei palchi, al palcoscenico. Sarebbe un delitto stravolgerli. Tale ricostruzione rappresenta una sorta di risarcimento morale per le gravi manomissioni e devastazioni che i monumenti riminesi hanno subìto nell’ultimo cinquantenario, basti citare la demolizione del Kursaal, quella del Vescovado e di Palazzo Facchinetti, l’imperdonabile abbandono di Palazzo Lettimi, lo scempio della zona del Ponte di Tiberio, il guasto operato nel Palazzo dell’ex Aquila d’Oro”. L’associazione ha già coinvolto personalità del mondo della cultura, della musica e dell’arte: da Claudio Abbado a Federico Zeri e Riccardo Muti, fino a Vittorio Sgarbi.

 

[Corriere di Rimini, 13 settembre 1997]

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